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Le mie sono immagini distopiche di un mondo possibile e nemmeno tanto lontano.
Figure indistinte che si intravvedono tra piante scheletriche, residui di una natura avvilita e umiliata dall’uomo, ultimo baluardo di una bellezza ormai senza futuro.
Sono ombre che si dibattono nell’oscurità, nell’affannosa ricerca di una possibile sopravvivenza. Un mondo dove il nichilismo sta vincendo sull’utopia, il buio sulla luce.
Questi corpi sembrano aver perso via via identità, ridotti a manichini e robot senza anima né ideali.
Ma in questo cielo scuro e incombente un debole chiarore appare a riscuotere dall’apatia e dalla rassegnazione. Basta una mano tesa, un viso rivolto al cielo a riportare un afflato di speranza in una possibile rinascita.